La resistenza batterica produce mezzo milioni di decessi ogni anno nel mondo
Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae. Sono i batteri più comuni che ingaggiando la lotta con l’antibiotico riescono a spuntarla con danno irreversibile per l’organismo che li ospita. (Senza contare il batterio a causa della Tbc).
Si può definire oramai questa come una delle maggiori emergenza nella Sanità di tutto il mondo. E non a caso è l’Organizzazione Mondiale della Sanità a lanciare l’allarme. In ottobre del 2015 fu lanciato il primo sistema di sorveglianza a cui è stato dato il nome Glass: Global antimicrobial surveillance system. Non ci sono stati grandi segni di recupero clinico sui molti casi attestati nelle unità ospedaliere di ogni paese. Il problema consiste anche nella rilevazione esatta. Secondo le stime, il dato di circa mezzo milione l’anno di persone che muoiono per infezioni batteriche a cui nulla hanno potuto gli antibiotici comminati pare insufficiente alle stime realistiche. I dati infatti attengono a ventidue paesi che hanno collaborato nel computare il dato. Mancano infatti i casi di tubercolosi.
Si chiama antibiotico resistenza. Ma avergli dato un nome, certo, non aiuta alla soluzione del problema.
Ma anche i dati di cui attualmente si dispone preoccupano essendo i patogeni in giro nel mondo e assai scarsamente classificabili all’interno di parametri nazionali. Avere il dato preciso è importante, invece, non solo per l’esattezza statistica bensì per capire la proporzione del problema e la necessità di arrivare a soluzioni e in quali tempi. Lo ha detto Marc Sprenger, dell’Oms con incarico specialistico a questo problema.
La prima parola guida nelle strutture sanitarie quindi è “sorveglianza”. IL problema va anticipato perché nel momento in cui deflagra potrebbe essere troppo tardi.